Ogni uomo è un artista
L’arte è stata, soprattutto nell’antichità, uno specchio del modo di pensare, di sentire, di vivere la realtà delle diverse civiltà. Se osserviamo le rappresentazioni plastiche di idoli risalenti ad alcuni migliaia di anni prima di Cristo vedremo come queste figure siano in realtà tenute insieme, sostenute, dallo spazio periferico, come esse siano tutta periferia, cosmo, infinito e per tanto assolutamente impersonali.
Ritrovare se stessi, risanare, collegare e umanizzare
Anche nell’arte egizia la rappresentazione della figura umana, che con la coscienza odierna definiremo rigida, è – se la osserviamo in profondità – guidata e tenuta insieme dalle leggi esterne, dalle forze della necessità divina che viene da fuori. È una figura che per questo grosso legame con il mondo esterno definiremo aperta e non definita e individualizzata come appare già nel mondo greco.
Per l’artista greco ogni elemento terreno era naturalmente compenetrato da un elemento armonico superiore. L’arte era portatrice di armonia e bellezza divina ma anche, come avviene in maniera molto chiara nella tragedia, era un mezzo attraverso il quale l’animo umano si risveglia e si rinforza. Gli eroi dei poemi di Omero sono ancora parti del tutto, del mondo divino, che li muove e li comprende.
È nella tragedia greca che inizia un primo anelito dell’uomo a distaccarsi da ciò che le leggi divine, la tradizione stabiliva come necessità incontrastabile. Pensiamo, solo per fare alcuni esempi, alle figure indipendenti di Prometeo (Eschilo), Antigone, Elettra e di Edipo (Sofocle). La descrizione della trasformazione interiore dell’uomo greco si percepisce in essi in maniera così chiara e sottile che Eschilo verrà accusato di tradimento dei segreti sulla natura dell’essere umano che fino ad allora venivano celati all’interno della saggezza dei misteri antichi. La stessa tecnica teatrale, se di tecnica già si può parlare e non di rituale, fa nascere l’attore come figura staccata dal coro.
Quest’uomo, che inizia a muoversi individualmente, a sentire una realtà propria diversa dal tutto, a osservare le cose e a farsi pensieri su di esse -pensiamo alla nascita della filosofia – , diventa un embrione reale, un luogo, dove è possibile che una scintilla eterna, individuale, inconfondibile, propria possa entrare nella vita della terra. È la possibilità dell’individualità e di un luogo dove possa avvenire un dialogo con Dio e con se stessa. Se leggiamo il Prologo del Vangelo di Giovanni troviamo descritta in maniera chiara, profonda e carica di mistero, questa prima archetipica individualizzazione del Logos, del verbo universale, nella figura del Cristo. Da questo momento esiste, ed è possibile come patrimonio di ogni uomo, una compenetrazione individuale del divino nel terreno.
Il divenire dell’ individualità
L’uomo con le sue propensioni nell’agire, nel sentire e nel pensare la vita, inizia a trasparire nell’arte. E’ un processo lento e graduale che inizia a prendere forma piano piano nell’arco di un millennio con un continuo influsso della civiltà orientale e greca sul mondo romano che non ha un forte impulso artistico proprio – lo vediamo in particolare nei mosaici come quelli di Ravenna o Aquileia – per arrivare al Medioevo fino al nascente Rinascimento italiano.
Un uomo senza Dio
Quest’uomo che ora è così individualizzato, che inizia ad avere un’autocoscienza, non riconosce più la natura come ideale, guida e saggezza superiore, ma al contrario, come elemento da sottomettere e padroneggiare. Così pure nell’arte non si riconoscono più i modelli antichi in cui era vivo e percepibile nel naturale l’eterno. Gli artisti percepiscono che gradualmente quest’uomo si sta staccando dal legame naturale col divino, sta diventando senza Dio, senza saggezza universale. L’uomo intellettualizzato non sente più come prima l’armonia di un mondo superiore nella rappresentazione artistica e la concezione stessa di stile, che fino ad allora si ispirava fortemente all’arte antica, cambia. Questa ricerca di una nuova concezione di forma e stile ci viene incontro in maniera particolare nelle figure romantiche tedesche di Goethe e Schiller.
Verso la società tecnologica: lo spazio libero
Se osserviamo nell’arte lo sviluppo della poesia, vediamo come improvvisamente, nell’arco che va dalla fine ‘700 agl’ inizi del ‘900, cambia qualcosa di essenziale. La bellezza , come armonia fluente che ci rapisce in una sfera superiore, si esprimeva nella poesia nella perfetta corrispondenza tra ritmo del verso e contenuto di pensiero -–da cui nasce ad esempio la rima –, pensiamo alle poesie di Holderlin, Goethe, di Milton o per venire più vicini a noi, pensiamo al Foscolo, al Leopardi, al Carducci e al Pascoli. Confrontiamo ora questa poesia con quella di Palazzeschi, di Montale, di Ungaretti o di Quasimodo – seppur appartenenti a correnti poetiche diverse – o a quella di tedesca di Benn, di Nietzsche, di Brecht o dei lirici moderni Paul Celan e Ingebor Bachman, e ci accorgeremo che il verso poetico è diventato libero.
ETERNO
«Tra un fiore colto e l’altro donato l’inesprimibile nulla» Giuseppe Ungaretti
Se partiamo dal presupposto che l’arte è espressione dell’essere umano, della sua vita e della sua possibilità di sviluppo in una determinata epoca allora vediamo come essa ci ponga ora di fronte un uomo che è profondamente cambiato. Egli non è più una figura unitaria armonica, portata e tenuta insieme da una saggezza esteriore profonda. Egli è ora rimandato a trovare in sé una guida che sia in grado – e in maniera non solo armonica, ma anche creativa e consapevole – di tenere insieme le sue forze: i suoi pensieri, con i suoi sentimenti, con le sue azioni.
Ogni uomo è un artista
Solo partendo dalla comprensione della realtà attuale così nuova e ricca di possibilità, ma anche così problematica e drammatica, è possibile capire lo sforzo di molti artisti contemporanei talvolta così enigmatico.
Pensiamo alle poesie di Ungaretti dove ogni parola viene scolpita nell’ aria e insieme alla successiva crea uno spazio silenzioso in cui l’uomo può sperimentare i nessi profondi nelle e tra le cose, in cui può ascoltare se stesso e incontrare l’essere dell’altro in libertà.
La terapia artistica
In questo senso possiamo dire che sempre più l’arte con la sua produzione può avere un compito che va oltre l’ambito artistico ma si estende nell’ambito sociale più ampio, per arrivare fino al risanamento e alla terapia.
L’arte è in grado di risvegliare l’artista che sta in ognuno di noi, affinché esso si prenda in mano in un processo creativo di divenire e di metamorfosi che dal futuro porta qualcosa di completamente nuovo – mai esistito prima e per questo artistico e creativo – nel presente.
Enrica Dal Zio: Direttore, Responsabile Artistico-terapeutico, membro del Collegio dei Docenti Responsabili e docente della
FORMAZIONE IN ARTE DELLA PAROLA TERAPEUTICA
presso la Scuola Stella Maris di Bologna e CORSO TRIENNALE DI SPECIALIZZAZIONE IN ARTE DELLA PAROLA TERAPEUTICA PER MEDICI E DENTISTI presso la Scuola Stella Maris di Bologna.
Vuoi saperne di più? Vuoi avere la versione completa di questo articolo?
scarica qui il pdf con il testo completo:
“ARTE-ARTE SOCIALE- ARTE TERAPIA” a cura di Enrica Dal Zio
Comments