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Professione Musicoterapeuta: intervista a Laura Piffaretti, responsabile a Bologna della prima formazione in Italia di Musicoterapia antroposofica

  • Posted by Stella Maris
  • Date 18 Maggio 2017
  • Comments 0 comment

L’Associazione Stella Maris propone per la prima volta in Italia il corso di Musicoterapia antroposofica.

Per mostrarti di cosa si tratta e come concretamente può cambiare la tua vita abbiamo pensato di intervistare Laura Piffaretti, responsabile della formazione e docente del corso.

Hai voglia di scoprire di cosa si tratta?

Leggi con noi l’intervista.


Stella Maris: «Laura, com’è stato il tuo incontro con la Musicoterapia?».

musiktherapie-mut_12Laura Piffaretti: «Sono nata e vivo in Svizzera. Dopo 12 anni di scuola Waldorf e tre anni di specializzazione in Musica sacra potevo ambire ad una posizione di Organista, o dedicarmi all’insegnamento della Musica nelle scuole. Ma sentivo che non era questa la mia strada. E poi le esigenze della famiglia, i figli, hanno richiesto la mia principale attenzione per alcuni anni. Nel frattempo ho cercato ancora, e ho trovato la mia strada nella Musicoterapia antroposofica. E ora sono felice di poterla applicare nel mio studio e insegnare anche in Italia, a Bologna».

Stella Maris: «La Musicoterapia viene definita come una modalità di approccio non-verbale che utilizza la musica o il suono come strumento di comunicazione per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico verso una varietà di condizioni patologiche e parafisiologiche. In che modo l’indirizzo antroposofico caratterizza diversamente la Musicoterapia?».

Laura Piffaretti: «Ad esempio le Università privilegiano un approccio psicoanalitico, mentre il nostro indirizzo privilegia un approccio medico. Una differenza più precisa tra le varie Scuole la si rileva proprio in base all’orientamento dell’intervento musicoterapeutico. Senza voler fare una classifica, che non ha senso, posso dire che l’indirizzo antroposofico richiede un maggior impegno da parte del Musicoterapeuta nell’acquisizione di una immagine dell’Uomo e del Mondo più vasta a livello di conoscenze mediche e musicali. Cui corrisponde però una maggiore ampiezza e capacità di intervento sia sul piano terapeutico, sia sul piano relazionale, sia sul piano strumentale».

Stella Maris: «Anche riguardo agli strumenti da usare?».

Laura Piffaretti: «Di base non usiamo riprodurre la musica con dispositivi elettronici, come CD DVD. E neppure ci limitiamo a un solo strumento o alla sola voce, come qualche altro indirizzo di formazione breve. Noi ne usiamo molti e differenti tra loro. Vogliamo conoscere ogni strumento e capire quali sono i suoi potenziali terapeutici. È una formazione più completa e impegnativa, ma non vorrei dare con questa definizione l’idea che per fare Musicoterapia serva andare al Conservatorio e sia necessaria una laurea anche breve. Gli strumenti in terapia non vengono suonati a livello artistico complesso. Certo si imparano tantissimi dettagli sugli aspetti musicali, si impara a utilizzare lo strumento e suonarlo a livello semplice: perciò, per iniziare, basta una conoscenza di base, scolastica, alla portata di tutti. Quello che ti manca all’inizio te lo dà gradualmente il percorso formativo».

Stella Maris: «In Italia ci sono tantissime iniziative di Musicoterapia percorribili in pochi mesi, tempi molto più brevi di un programma quadriennale. Cosa puoi dire a chi magari cerca una motivazione valida per un coinvolgimento maggiore?».

Laura Piffaretti: «Chi ha già l’idea di voler percorrere la professione di Musicoterapeuta non ha bisogno di img_5660aanessun’altra motivazione: non solo sa benissimo che non ci si può improvvisare, ma è anche consapevole che l’ambito conoscitivo dev’essere il più completo e globale possibile. I corsi brevi di cui parli spesso sono dedicati ad un solo strumento, ad esempio l’Arpa o la voce, e si limitano a pochi aspetti. In un certo senso si rimane a metà strada, ma la vita è molto di più che solo un aspetto. Per questo cerchiamo di fare una cosa valida guardando a tutti gli aspetti che entrano in causa per accompagnare una persona bisognosa. Certo è una formazione più complessa, ma è più gratificante. E offre una professionalità più solida».

Stella Maris: «A livello individuale che capacità si acquisiscono?».

Laura Piffaretti: «Ognuno si arricchisce individualmente molto con questo percorso. A me la formazione ha portato una maturità interiore e la decisione di diventare terapeuta. La nostra formazione è impegnativa perché rispetta l’uomo nella sua completezza e rispetta il ritmo del cammino interiore di ogni terapeuta. Che ha bisogno di tempo. E conoscendo meglio se stessi si è in grado di capire meglio i pazienti».

Stella Maris: «E a livello professionale?».

Laura Piffaretti: «Anche se le sue radici sono antiche, addirittura millenarie e affondano nel Mito, la professione di Musicoterapeuta per la nostra moderna civiltà occidentale è molto giovane. Perciò è una professione che ha bisogno di iniziativa personale: siamo noi a formare il nostro ambiente lavorativo. Nel terzo e quarto anno si fa un’esperienza di tirocinio. La mia esperienza, in Svizzera e in Europa, mi dice che se sono brava mi tengono. Se poi si punta alla libera professione bisogna attivarsi, farsi conoscere, creare relazioni con gli Insegnanti, con gli Psicologi e con i Medici. Ed è molto appagante».

Stella Maris: «In àmbito antroposofico questa formazione è riconosciuta da tempo, e in Italia?».

Laura Piffaretti: «Sì, la Musicoterapia antroposofica è riconosciuta a livello mondiale dall‘ European Academy for Anthroposophical Art Therapies, di cui la Scuola Stella Maris di Bologna è membro. E Stella Maris, che per la prima volta promuove questa formazione in Italia, è iscritta alla S.I.A.F. (Società Italiana Armonizzatori Familiari) dando così l’opportunità agli allievi che hanno concluso il percorso formativo di essere iscritti nei registri professionali degli “Arteterapeuti”».

Stella Maris: «Se sei già insegnante o terapeuta, come cambia il tuo lavoro solito?».

Laura Piffaretti: «In svizzera ci sono tanti insegnanti di musica e tanti che operano nell’ambito pedagogico con i disabili. Naturalmente sanno già come attivare professionalmente una corretta relazione e durante la formazione approfondiscono l’aspetto musicale e la visione antroposofica. Ciò di solito dà loro una maggiore sicurezza nei propri mezzi e sviluppa la creatività per affrontare anche le sfide terapeutiche più difficili».

Stella Maris: «Come Musicoterapeuta, per concludere, cosa ti ha colpisce nella relazione con il paziente?».

Laura Piffaretti: «Ad esempio Maria, appena operata di cancro, sperimentando lo strumento ha capito che la sua patologia aveva a che fare con la sua percezione della parte sinistra del suo corpo, dove non provava nessuna risonanza. E addirittura ha realizzato che tutte le sue malattie si erano localizzate nella parte sinistra. Ecco, succede più spesso di quello che si pensa, tuttavia è sempre un momento molto intenso quando inmusiktherapie-mut_9 un Adulto o in un Anziano la musica risveglia la consapevolezza di chi la sperimenta: quando lo porta persino a capire meglio la propria vita “facendo” un’esperienza musicale.

Invece quando ti rapporti con un bambino, o con un gruppo di bambini, qui l’esperienza è diversa perché i bambini non colgono le cose con l’intelletto. Però amano fare musica per cui fanno una terapia giocando. Si divertono ed è contagioso. Nelle scuole poi oggi ci sono tanti bambini iperattivi e spesso gli insegnanti non riescono a gestirli. In Svizzera il Musicoterapeuta ha la possibilità di gestirli in una classe separata. Una mezz’ora di esercizi con la musica e uno strumento è sufficiente a placarli. E il bambino rientra in classe più sereno e concentrato».

 

Dott. Andrea Di Furia

 

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Tag:anima, armonia, Bologna, fiabe musicali, formazione, guarigione, intervista, Laura Piffaretti, musica, musicista, musicoterapia, musicoterapia antroposofica, professione, quadriennio, quarto anno, Stella Maris, tirocinio

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Il risanamento è il ricongiungersi di ciò che si era disunito, ricreando la totalità originaria. Guarire vuol dire ricreare l'unità perduta, tramite il fare pittorico.

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